La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
, cessata la voce, ecco tornargli, da ogni banda, la rabbia, come il mar rifluente che anela riassoggettarsi la spiaggia. - Che hai fatto? - ei gridò
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corpo. In quella sera, ei centellava il riposo dopo l'onesta fatica, aspirando le pingui àure de' suòi ovili ed il fienoso effluvio delle campagne, seduto
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fosse spettata a un secondo suo figlio. Ed ei faticava per noi, e si struggèa, e pregava. Io intanto, giuoco di una petulante salute e di un
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odiate case, ancora salde, ancora impunite ... Ma e che! ... peggio loro che lui! Ei non avèa da pèrder più nulla: essi, tutto. E respirando l'eccidio e
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; trasalì. E sollevò la sua face sino al volto di lui, miràndolo ansioso; di lui, che arrossì del sospetto, e si pose la destra sul cuore. - Ei m'ha
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; che però, trattàndosi di elèggere un modo, a suo poco giudizio ei propendeva, per una certa tradizionale venerazione, al clàssico della impiccatura
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E, la pròssima aurora, il Nebbioso ripigliava il cammino che movèa al villaggio. Fu detto già, ei vi scendeva di quando in quando, dalla fame
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E in un commosso silenzio, la mano di lei nella sua, ei rimaneva accanto alla Nera. I suòi occhi, lùcidi più che mai, volgèvansi, ora alla mamma, ora